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Dialogue avec Sandro GOZI

Dialogue avec Sandro GOZISandro Gozi est né le 25 mars 1968 à Sogliano al Rubicone, en Émilie-Romagne. Cet européen convaincu de longue date a été diplomate italien avant de rejoindre la Commission


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Intervento all'evento "Il futuro si chiama Stati Uniti d'Europa"Milano, 20 gennaio 2017È splendido vedere così tanta gente che, il sabato mattina, si è mossa per l’Europa, per gli Stati Uniti


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Gozi: «Annuncio velleitario Sarebbe un atto antieuropeo»

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Giovani

Premessa necessaria: chi sono i giovani in Italia? Nel nostro paese c'è infatti la curiosa abitudine di considerare "giovane" anche chi si avvicina ai quarant'anni, cosa che negli altri paesi d'Europa non accadrebbe mai. Chi sono, allora i giovani? Sono tutti coloro che meritano una chance dal futuro perché appena usciti dal sistema educativo o appena pena entrati nel percorso professionale. Ragazzi e ragazze che meritano di più di un apprendistato sottopagato nel quale sono costretti a fare fotocopie. Perché, va detto, di fronte a noi abbiamo la migliore generazione possibile: nessuno come i giovani di oggi ha studiato, viaggiato e imparato le lingue. Il compito della politica dev'essere quello di favorire ogni passo della formazione: dotare di risorse il sistema educativo, che non ha bisogno di altre riforme ma solo di essere potenziato grazie alle nuove tecnologie; garantire opportunità durante il percorso universitario, tramite l'allargamento delle finestre quali progetti Erasmus, Leonardo; liberare l'accesso alle professioni, eliminando gli ordini per consentire un rapido ingresso nel mondo del lavoro.


Europa

È fin troppo facile al giorno d'oggi dire che questa non è l'Europa che vogliamo. A chi potrebbe piacere un'Europa in mano a pochi tecnocrati occupati soprattutto a incasellare le cifre di un bilancio? Vogliamo di più, molto di più. Ma non possiamo aspettare altro tempo.
L'Europa che vogliamo è un'unione politica, ancor prima che bancaria o finanziaria. È la realtà nella quale realizzare veramente il sogno spinelliano degli Stati Uniti d'Europa, ma va cambiata la rotta. Un'Europa in cui si vive di sola austerity non funziona: servono misure per la crescita, poiché sono le persone a meritare il centro della scena continentale, non gli algoritmi finanziari. Lo dicevamo a gran voce nel 2014, lo ripetiamo oggi, dopo due anni di lavoro in cui abbiamo ottenuto dei frutti: piano di investimenti, flessibilità, crescita. L'Europa parte dai cittadini e a loro deve ritornare: il nostro impegno è rivolto a ridurre sempre di più la distanza tra istituzioni e cittadini, lavorando sulle grandi questioni economiche, ma anche sui diritti, e sulla democrazia. 


Ambiente e Green Economy

C'è qualcosa in grado di migliorare la qualità della vita e allo stesso tempo in grado di aumentare l'occupazione? Sembrerà impossibile, ma c'è un dato molto significativo: un nuovo posto di lavoro su due si crea nella green economy. Il futuro e le possibilità di sviluppo del paese dipendono dalla nostra capacità di essere competitivi nei settori emergenti e di rispondere con tempestività alle esigenze di una società che cambia rapidamente. Possiamo crescere salvaguardando l’ambiente, ripensando i nostri modelli: crescita intelligente e sostenibilità vanno di pari passo. Inoltre, i dati che dovrebbero spingerci non solo verso un’economia verde, ma verso una “società verde” non ci mancano. Un famoso studio del britannico Nicolas Stern, già Capo Economista dela Banca Mondiale, ha stimato in una potenziale perdita che varia dal 5 al 20% dei consumi personali l’effetto del riscaldamento globale: ce lo possiamo permettere? Io dico di no, e dico che non se lo può permettere neppure l’economia italiana, che solo tra agricoltura e turismo vedrebbe compromesso circa il 30% del suo PIL di qui al 2050. Va ripensata la politica energetica, puntando sulle rinnovabili: in base a vari studi europei, il solo obiettivo del 20% in più di energie rinnovabili potrebbe creare in Europa 600.000 posti di lavoro in più, nel brevissimo termine, che diventano 1 milione se si raggiunge l’obiettivo si aumentare del 20% l’efficienza energetica. Possiamo rinunciarvi facilmente?


Cultura

La Cultura rappresenta a livello europeo il 3,3 % del PIL ed è un settore nevralgico a livello lavorativo. L’Italia da sola possiede il 70% del patrimonio artistico mondiale ma per troppo tempo la politica nazionale non ha dato adeguata attenzione al settore spesso sottoponendolo a tagli lineari consistenti. In un’ottica di rinnovamento e di cambio verso è necessario dare alla cultura la giusta priorità nell’agenda politica del Paese. Cultura e creatività possono diventare dei fattori fondamentali per la crescita dell’economia italiana.
Abbiamo il dovere di ritrovare e valorizzare la nostra grande tradizione culturale investendo sul turismo, musei, editoria e arti dello spettacolo.


Diritti Civili

Il Trattato di Lisbona con la Carta dei Diritti fondamentali dell’UE ha posto la centralità e l’importanza di riconoscere una serie di diritti personali e civili.
E' con orgoglio che rivendico i risultati degli ultimi anni e mesi: l'Italia ha approvato una legge sulle unioni civili, e sono allo studio del parlamento misure sullo Ius Soli e sul fine vita.

E' la contaminazione delle diversità in seno alla società che rappresenta la spinta vitale per un Paese di matrice laico ma soprattutto libero e democratico.
Non possiamo continuare ad allontanarci dall’Europa ma soprattutto, non bisogna discriminare le diversità che rappresentano il sale di un Paese che da esse ne può trarre solo forza.


Giustizia

Il tema della giustizia per troppo tempo è stato affrontato nel nostro Paese in chiave personalistica e non per il bene comune. La questione carceraria oramai, balzata alle cronache e sui tavoli della politica è stata totalmente ignorata negli ultimi anni. Eppure, basta fare un giro nelle carceri e verificare con i propri occhi le condizione disumane in cui vivono i detenuti. Le carceri italiane per troppo tempo sono state vittime del silenzio comune e sono diventate delle vere e proprie discariche sociali.
Il sovraffollamento è derivato da un abuso della custodia cautelare e dall’inasprimento di alcune pene minori. Il carcere non deve essere un tugurio punitivo ma deve avere una valenza di reintegrazione sociale. Un Paese civile non può accettare che delle persone possano vivere in delle condizioni così disumane: “Un uomo non è il suo errore”.
Fortunatamente, il tema scottante della giustizia è nuovamente nell’agenda della politica italiana e si sta avviando un processo di riabilitazione in tal senso: decreto carceri, depenalizzazione di alcuni reati minori, pene alternative e molto altro. Il lavoro è ancora lungo ma ogni piccolo obiettivo raggiunto è importante.


Partito Democratico

Nel febbraio del 2014 il Partito Democratico ha accettato la sfida governo e delle riforme, trasformando una legislatura che sembrava compromessa in una legislatura costituente. Oggi, più di due anni dopo, abbiamo raccolto molti frutti ma c'è ancora tanto da fare per portare a termine le riforme necessarie per questo Paese.

Ad oggi, il Pd è il perno del sistema politico italiano. Questo non vuole dire che non siano stati commessi errori o che non si possa migliorare ulteriormente. Io sono convinto che il primo passo per tornare a essere un partito forte sia chiudere la stagione delle correnti, che tanto male hanno fatto al Pd in più di un'occasione. Apriamoci alle vere risorse che ci sono nei territori, dove governiamo con successo, e costruiamo una classe dirigente basandoci sul merito e le competenze.

In Italia come in Europa c'è profondo bisogno di una sinistra riformista, consapevole che per fare giustizia sociale bisogna aiutare i veri esclusi, donne e giovani innanzitutto. Soprattutto, è una sinistra aperta, non ha nostalgia del passato, non chiude le porte a chi ha idee riformiste ma non “ortodosse” : insomma, non insegue il vecchio, non torna indietro a ogni difficoltà ma ha il coraggio di costruire una nuova proposta politica. 

 

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Sono nato nel 1968 a Sogliano sul Rubicone, un piccolo comune sulle colline romagnole. Da Sogliano la vita mi ha portato in tante realtà diverse: Cesena, dove sono cresciuto; Bologna, dove mi sono laureato in Legge; Parigi, dove ho studiato alla Sorbona e a Sciences Po, e poi insegnato; Londra, Berlino e naturalmente Bruxelles, dove ho vissuto a lungo. Nel 1995 ho vinto il concorso per la Carriera Diplomatica e ho lavorato al Ministero degli Affari Esteri. Nel 1996 ho iniziato a lavorare alla Commissione Europea a Bruxelles. Dal 2000 al 2004 ho avuto il prestigio e l'onore di lavorare con Romano Prodi quando era presidente della Commissione Europea, e poi con Josè Manuel Barroso. Nel 2006 è arrivata l'occasione di entrare in Parlamento. Da lì ho iniziato a lavorare per la costruzione di quello che era più di un sogno, e che ora è una splendida realtà: Il Partito Democratico. In parlamento, sono stato presidente del Comitato Schengen e Immigrazione, e capogruppo Pd nella Commissione Politiche Ue. Nel 2013 sono stato eletto Presidente della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea del Consiglio d’Europa, Vice presidente dell’Assemblea Parlamentare presso il Consiglio d’Europa e co-Presidente dell’intergruppo parlamentare Federalista per gli Stati Uniti d’Europa. Dal 2013 ho anche iniziato a collaborare a titolo gratuito per il Comune di Roma in materia di fondi e progetti europei. Nel gennaio 2014 sono stato eletto vicepresidente del Gruppo Socialista presso all’Assemblea del Consiglio d’Europa. Dal 2014 al 2018 ho fatto parte dei governi Renzi e Gentiloni, come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con deleghe alle Politiche e Affari Europei. Nel novembre 2018 sono stato eletto Presidente dei Federalisti Europei. Mia moglie si chiama Emanuela. Abbiamo due figli: Federica, 13 anni, e Giulio, 10. Insegno Istituzioni e Politiche dell’Unione Europea all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi, e ai Collegi Europei di Bruges e Parma. Miei commenti ed analisi sono apparsi sui principali quotidiani italiani negli ultimi anni, tra cui l'Unità, Europa, il Messaggero. Ho pubblicato diversi volumi, tradotti in più di cinque lingue diverse. Ad Aprile 2016 è uscito il mio ultimo libro: "Generazione Erasmus al potere: il coraggio della responsabilità", edito in Italia da Egea-Università Bocconi e in Francia da Plon. Amo la musica, la corsa (ho partecipato a diverse maratone), lo squash e il calcio. Sono stato insignito Cavaliere dell'ordine delle Palme Accademiche nel 2007, Cavaliere dell'ordine della Legion d'Onore dal Presidente François Hollande nel gennaio 2014, dell'Ordine Nazionale al Merito della Repubblica di Malta nel dicembre 2016, e ho ricevuto il Prix de l'engagement du valeur européen a Parigi nel marzo 2017. Nel novembre 2017 ho ricevuto il Dottorato Honoris Causa in Lettere dall'Università di Friburgo. 

 

 
 
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